Utensili & Inutensili

Avventuriamoci in un lungo e faticoso viaggio nel mondo degli utensili, misteriosi alieni che penzolano dal reparto casalinghi di supermercati e negozi specializzati a volte incuriosendoci, a volte lasciandoci indifferenti, a volte facendoci rimpiangere i tempi in cui gnomi, folletti e fate si occupavano di tutto in cucina e a noi toccava solo il duro compito di mangiare e al massimo sparecchiare…400_F_49743782_4FKcO0MvWnykHD9ZxWlypuL4wq1SrHrm

Esistono centinaia di attrezzi per gli usi più disparati, spesso assolutamente inutili, tante volte indispensabili. Un esempio? Il cavatorsolo è uno di quegli strumenti che ho sempre reputato abbastanza inutili – e continuo a ritenerlo tale – ma questo non toglie che se si vogliono fare delle frittelle di mela a regola d’arte (quelle belle cicciottelle con il buco al centro, per intenderci) non c’è altra soluzione. O meglio, potete benissimo improvvisarvi Giotto e fare il buco con uno spelucchino, ma resterà una schifezza, ve lo garantisco.

Il limite al numero di attrezzini che possono popolare il vostro cassetto delle posate è dato semplicemente dalla vostra passione e dal vostro interesse per la cucina.

Per semplificare la cosa, farò una breve lista di ciò che è indispensabile e di ciò che potete comprare come vezzo. Se non conoscete qualcosa (la mandolina non è la moglie del mandolino) non disperate, avrò modo di spendere un paio di parole su ciascun utensile nei post successivi.

 

KIT DI SOPRAVVIVENZA:

  • Accendigas
  • Apriscatole
  • Batticarne
  • Colino
  • Coltellino per parmigiano
  • Cucchiai di legno
  • Forbici
  • Grattugia
  • Imbuto
  • Infusore
  • Mandolina
  • Matterello
  • Pelapatate
  • Schiaccianoci
  • Set: mestolo, schiumarola, paletta, servispaghetti, pinza, frusta
  • Spremiagrumi
  • Stappabottiglie

 

KIT PROFESSIONAL (cercherò di limitarmi):

  • Affilacoltelli
  • Cavatorsolo
  • Dosagelato
  • Materiale per pasticceria (sac-à-poche, stampi per biscotti, siringa, ecc)
  • Mielino
  • Pennello
  • Rigalimoni
  • Rotella tagliapasta
  • Rotella tagliapizza
  • Schiacciapatate
  • Snocciolatore
  • Spatola in silicone
  • Spremiaglio
  • Tagliamela
  • Trinciapollo

Rimpiangendo i pentolini giocattolo…

Ancora una volta ripeto la stessa cosa…qualità. E nel caso delle pentole, come ci ricorda il buon Giorgio Mastrota, il fondo spesso è – tra le altre cose – una caratteristica 41tIoHjMhoL._SL500_AA300_importantissima, così come il peso.

Che mondo giusto, quello delle pentole…
+ peso= + qualità!  🙂

Ebbene sì, care donnine, è passata l’epoca dei pentolini giocattolo con cui ai giardinetti cucinavate deliziosi minestroni di fango, pietre, insetti morti e foglie per i vostri amici nani (mentre le bambine di oggi giocano con fighissimi cucinini firmati Bialetti o Scavolini con cotolette di plastica che costano più di quelle vere! Che invidia, una cucina tutta rosa…autopulente…con cibo che non fa ingrassare…frigo autorigenerante…stoviglie infrangibili…OK, STOP).
Fate un acquisto serio e dimenticatevene per il resto della vostra vita, se comprate delle buone pentole potete anche lasciarle in eredità ai vostri figli, e poiché visto come stanno le cose suppongo che in futuro ci sarà poco contante da lasciare, vi togliete anche un pensiero!.

Il materiale? Acciaio Inox, inutile dirlo. Occhio a quelle con l’interno smaltato o di ceramica, che personalmente non mi piacciono e non mi danno molta sicurezza, ma se decidete di optare per queste prendetele di una buona marca, per evitare di mangiarvi lo smalto interno…non dev’essere molto digeribile.

Procuratevi pentole di diverse dimensioni, anche molto piccole per cuocere semplicemente un paio di uova sode o per scaldare qualcosa se non avete il microonde (ma anche se lo avete fidatevi, a volte è meglio il caro vecchio fornello, che non vi lascia la roba bollente fuori e ghiacciata dentro).

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Se sentite parlare di spaghettiera, si tratta semplicemente di una pentola che consente di scolare la pasta o attraverso il coperchio (forato) o per mezzo di un cestello interno estraibile. A me non sembra una cosa indispensabile, ma è comunque utilizzabile anche come normale pentola, quindi se la trovate a un prezzo umano potete tranquillamente trovare un angolino per lei in qualche pensile.

Siate lungimiranti e non sottovalutate lo spauracchio della cena con 10 persone…non fatevi trovare impreparate e tenete da qualche parte un giga pentolone, tipo quelli per le pozioni delle streghe, vi salverà.

Ecco quindi un riassuntino come al solito, giusto per dare un freno alla mia logorrea:

– una/due pentole per tutti i giorni, per cuocere la pasta/riso per voi e chi vive con voi (se siete fortunelle/i);426

– un paio di pentolini più piccoli (vanno bene sia quelli con due manici, sia quelli con un manico solo un po’ più lungo, a mio avviso più pratico, date le ridotte dimensioni). Potete usarli per scaldare/bollire il latte, preparare budini, riscaldare minestre, preparare una porzione singola di riso/pasta, cucinare sughi. Mi raccomando il fondo spesso, anche per queste piccoline.

– un pentolone da strega, per la temuta cena con 10 persone, ma che va bene anche per quantità industriali di minestrone, polenta ecc. O per una pozione, nel caso in cui decideste di iscrivervi a un corso da megera.

– una pentola a pressione (ma solo per le più coraggiose e dopo aver letto le istruzioni!!). Eh si, confesso che ho un rapporto tormentato con questo rivoluzionario strumento, un misto di timore/rispetto/odio/terrore/gratitudine. Sì, ci potete cucinare spezzatini, minestroni, patate, arrosti e tutto quello che volete in un quarto d’ora, ma l’idea di avere una bomba sul fuoco mi terrorizza. Voi emancipatevi e usatela con disinvoltura, come fanno le nonne.

Belle, le tue padelle…

Prima raccomandazione: non fatevi tentare dalle padelle da 5 euro dai cinesi, fate un acquisto serio e ricordatevi che spesso la buona riuscita di quello che cercherete di cucinare dipende tantissimo dalle padelle, specialmente per piatti che sembrerebbero a prova di idiota, come due uova fritte o – peggio – una frittata.

Vale la stessa regola dei coltelli: non scegliete una padella a caso, ognuna ha le sue caratteristiche ed è adatta a uno scopo ben preciso.
Un buon criterio (ma non è l’unico) per capire la validità di una padella è il peso. Leggera= schifezza, Pesante= ooh yes! Facile, no?

Se siete dei ricconi comprate direttamente padelle di ghisa, quelle che pesano una tonnellata e se vi cadono le andate a recuperare direttamente dal vicino di sotto.
In queste potete cucinare roba per ore e ore, e anche se al momento pensate che non vi metterete mai a preparare una marmellata, un ragù o uno stufato fidatevi, sono la scelta migliore. E sono utilissimi in caso di aggressione, se tirate una padellata in faccia a un ladro non lo ritrovano nemmeno.
Se siete fan dei programmi di cucina saprete anche che un altro materiale ottimo per la cucina – sempre a portata di ricconi – è il rame. Ma per chi è alle prime armi non è il caso di farsi un mutuo per padelle di rame, quindi iniziamo con le cose semplici.padella

Ghisa e rame a parte, parliamo delle padelle per comuni mortali e iniziamo dal materiale: a differenza dei coltelli, a mio modesto avviso le padelle di ceramica sono molto fashion al momento ma io non le trovo granché pratiche.
E’ vero, le prime volte vi divertirete a vedere le mille sfumature rosse del sugo o le pozzanghere di olio che hanno l’effetto ottico di un trip, ma bestemmierete in sette lingue quando non riuscirete a cuocere nemmeno un uovo. E scordatevi la lavastoviglie.

Facendola breve, ecco cosa dovreste avere come kit base:

due padelle larghe per friggere. Vi chiederete: perchè due? Potete prenderne anche cinque, l’importante è che non vi limitiate a una. Se volete fare pollo fritto con patate fritte dovete cuocere in contemporanea, a meno che uno dei due piatti non vi piaccia freddo o molliccio.  Per friggere non usate padelle di ceramica, né padelle antiaderenti (il fritto resta molliccio), spesso più la padella è vecchia, nera, rigata e schifosa, più il fritto viene buono e croccante. E poi dai, il fritto è una cosa zozza, e sappiamo tutti che se riusciamo a zittire l’angioletto sulla spalla destra che ci ricorda che l’olio dopo un po’ va cambiato, diamo per una volta ragione al diavoletto sulla spalla sinistra che conosce il gusto delle frittelle e delle patatine delle fiere, cotte in olio da macchina tramandato di secolo in secolo dai venditori ambulanti. Questo non dovevo dirlo, ma il mio non è un blog di cucina raffinata e le cose un po’ zozze alla fine piacciono a tutti.

– una casseruola larga con i due manici per risotti, polenta, stufati ecc. Questa è bene che sia antiaderente e che abbia il suo simpatico coperchio, per le cotture lunghe. Trattatela con amore e attenzione, usate solo utensili in legno o teflon o plastica e vedrete che vi darà grandi soddisfazioni.

– un paio di padellini e/o casseruoline per monoporzione, che andranno bene per l’uovo al tegamino ma anche per saltarvi la vostra porzioncina (o porzionciona) di pasta quando siete soli.
Se proprio volete esagerare (e ne diventerete presto dipendenti) prendete una piccola wok (padella molto profonda usata nella cucina cinese e giapponese, sarà utilissima per friggere e per stupire con piatti esotici).

Siate previdenti e calcolate che vi potrebbe capitare di dover cucinare (raramente, ma succede) anche per 6/8 persone, quindi almeno una casseruola o padella formato gigante (che potete relegare in dispensa) vi serve.

Il set di coltelli…non siete un ninja, né lo chef Tony

I coltelli sono come gli amici, ne bastano pochi, ma buoni (e con questa perla di saggezza potrei anche chiudere il post).cheftony

Innanzitutto dimenticate tutte le televendite dei coltelli Shogun o dello chef Tony (il baffone nella foto…non potete non conoscerlo) che avete visto su improbabili canali e non provate a tagliare lattine, legno e cose del genere…tanto solo gli americani possono capire l’utilità di tagliare una lattina.

Ogni coltello ha una sua funzione precisa, e non a caso. Non pensate di affettare il pane con un coltello a lama liscia, né di sbucciare una mela con il coltello seghettato da pane.

Quale materiale scegliere? Quelli di ceramica danno subito un tocco moderno e figo a chi li tiene in mano. Effettivamente sono ottimi e vi fanno fare gran bella figura se affettate qualcosa con gli amici che vi fanno da gufo sulla spalla in cucina, a patto che tra le fettine di cipolla non ci finiscano le vostre impronte digitali. Se decidete di acquistarli, preparatevi un porcellino pieno di pezzi da 10 da rompere ogni tanto. Costano una fucilata e se vi cadono il gioco è finito.

State attenti ai pacchi, tipo i coltelli colorati che tanti scambiano per ceramica e costano 5 euro. O quelli con la parola “ceramica” circondata da oscure perifrasi. Se il coltello è veramente di ceramica, ci sarà scritto CERAMICA, punto.

Un altro jolly di questo materiale è il fatto che non trattiene odori e sapori. Ebbene sì, potete affettare una mela dopo aver tagliato una cipolla e non sentirete alcun gusto. Aspettate però di aver preso un po’ di manualità prima di fare il grande passo ed evitateli accuratamente se siete maldestri e non avete voglia di lavare le cose a mano: i due modi migliori per giocarsi il set nuovo di coltelli sono lavastoviglie e i voli per terra.

Potete iniziare tranquillamente con un bel set di coltelli, di marca pistola se proprio non volete spendere una fortuna, ma in cucina vale il vecchio adagio delle nonne “chi più spende meglio spende” (anche se ci sono sempre le eccezioni).Cercate di riporre sempre i coltelli in un ceppo o comunque in un posto dove la lama sia al riparo e non sfreghi contro le altre posate. Se non vivete con un sonnambulo potete anche optare per le sbarre calamitate da fissare sul bancone della cucina, ma personalmente mi mettono un po’ di ansia.

Se i coltelli non tagliano più (“perdono il filo”), potete farli affilare, ma solo se ne vale la pena economicamente. Evitate il fai da te perchè affilare un coltello è una cosa difficile. Se decidete di buttare via il vostro vecchio set per sostituirlo con uno nuovo, allora, potete giocare al macellaio e sfregarne uno contro l’altro, così, solo per spregio.

Quanti coltelli vi servono per le operazioni base?

uno spelucchino (coltello piccolo a lama liscia):  utile per sbucciare e tagliare cose piccole come carote, zucchine, mele ecc.

un coltello lungo e seghettato: fondamentalmente per il pane e credetemi, vi sembrerà inutile, ma non lo è. Provate a tagliare una pagnotta di semola con uno spelucchino, poi ne riparliamo. Non provate a tagliare carne o pesce con il coltello seghettato, a meno che non vogliate mangiarli con la cannuccia.

un trinciante (coltello grosso a lama liscia): quello dei film dell’orrore, per intenderci. Comodissimo per la maggior parte degli usi. Potete tagliare patate, cipolle, carne…insomma quello che vi pare, dita incluse.

un coltellino da parmigiano: il classico coltellino piccolo e tozzo con il manico in legno per creare scaglie di formaggio. Personalmente lo trovo utilissimo anche per praticare il taglio sulle castagne prima di cuocerlo. Se vi scappa di mano mentre lo usate diventate Capitan Uncino. Occhio…

una mezzaluna: un po’ fuori moda, ma sempre utile, specie se non avete molta manualità con il coltello grosso per creare triti fini/battuti (esempio aglio e prezzemolo). Se avete un tritaverdure elettrico e avete voglia di sbattervi a tirarlo fuori, usarlo, lavarlo e rimetterlo via, potete evitare la mezzaluna.

una rotella per pizza: non sottovalutatela…utile per la pizza in cartone, per quella fatta in casa, ma anche per focacce, farinate, torte salate non troppo spesse. Attenzione a non fare troppa forza su alcune teglie, che possono deformarsi o rimanere rigate, specie se non hanno il fondo molto spesso.

Se poi volete spaziare e aggiungere un set di coltelli da formaggio ce ne sono un sacco a 5 euro e magari il tagliere incluso. Simpatici ed eleganti da portare in tavola, vi dureranno tutta la vita perchè alla fine quando si è a tavola finisce che ognuno si taglia il pezzo con il suo coltello da portata. Meglio per voi.

Mi rifiuto di aggiungere qualsivoglia commento o consiglio sulla sicurezza. Se vi tagliate (e succederà), cercate almeno di non gocciolare sangue o di far cadere una falange nel piatto che state preparando. I vostri commensali potrebbero essere vegetariani.

La Cucina…croce e delizia

Ebbene sì, è d’obbligo iniziare dalla cucina, perché se è vero che probabilmente la stanza in cui passerete più tempo sarà la sala (e sappiamo che a un trentenne basterebbero un divano, una TV e un computer), è altrettanto vero che prima o poi dovrete affrontare una cena con gli amici, con i genitori o – attenzione – con un lui/una lei appena conosciuti e non vorrete certo fare figure barbine.

Mettetevi il cuore in pace e siate molto zen, perché il primo periodo in una casa nuova sarà un continuo susseguirsi di inviti per caffè/aperitivo/cena/dopocena e non potrete farvi cogliere impreparati, quindi niente paura.

Il kit di sopravvivenza

Vi renderete presto conto del fatto che sfamarvi quotidianamente un po’ a caso e con quello che trovate in giro per casa (e vi siete dovuti procacciare, dopo aver elaborato il lutto per lo spirito del frigo che comodamente materializzava ogni sorta di ben di dio quando vivevate con mamma e papà) non richiede una strumentazione particolarmente complessa né variegata.

La situazione cambia però quando avete la malsana (o ottima) idea di preparare qualcosa di serio, per voi o per i vostri ospiti. Prima di intraprendere qualunque avventura in cucina, quindi, suggerisco di farvi un giro nei negozi di casalinghi o da Ikea per le cose base in modo da non dover improvvisare congegni alla MacGiver e compromettere ulteriormente la vostra incolumità (la comprometterete più avanti, semplicemente affettando la vostra prima cipolla o sfregandovi un occhio dopo aver tagliato un peperoncino, non abbiate fretta).

Non leggete i post sui diversi utensili pensando “ma questo non mi servirà mai!”.

Arriverà il momento – e questa la lancio come profezia –  in cui quell’inutile arnese vi farà fare veramente fare il figurone e potrete anche far finta di usarlo abitualmente (non noncuranza, ovviamente).

L’ebbrezza dell’indipendenza

Cosa c’è di più bello del momento in cui, dopo averlo sognato per anni, ci troviamo finalmente a vivere da soli, in quello che abbiamo sempre immaginato come un castello fuori dal mondo, al di sopra di ogni regola imposta, lontano da incursioni indesiderate di fratelli, sorelle e genitori?

La cameretta di casa prima o poi diventa stretta per tutti e allora via alla raccolta di volantini di agenzie immobiliari, ricerche su internet, passaparola tra amici per trovare lei…la nostra tana, che ci accoglierà così come siamo, ordinati e pignoli o disordinati e zozzi, e dove nessuno potrà dirci come, dove e quando pulire e riordinare.

Che meraviglia vivere da soli. La libertà che si assapora nei primi periodi ti fa sentire onnipotente, il dio del casino e del “faccio come piace a me”. Per ragazzi e ragazze è uguale, per i primi non c’è limite al numero di calzini (spaiati) che si possono abbandonare nell’ambiente inquinandolo in maniera indegna, un urrà per il cerchio di caffè che rimane sulla scrivania quando si stacca la tazzina dopo due settimane (solo perché quelle pulite sono finite) e via libera a pranzi e cene a orari improbabili a base di biscotti, patatine, hamburger, caramelle e kebab (in ordine sparso) sul divano in mutande con gorgheggi in tonalità rutto diesis.

Per le signorine la goduria non è diversa e la camera da letto diventa nel giro di due o tre giorni un salottino prova dei grandi magazzini misto a beauty farm, con un tocco di pasticceria e sala d’attesa del parrucchiere (il mix è dato da vestiti, scarpe, smalti, maschere peel-off usate, confezioni di dolci e riviste sul letto).

Anche la situazione economica sembra andare a gonfie vele e le bollette sembrano cosa da ridere… in fondo a chi servono i fornelli quando il buon dio ci ha donato il microonde e quando l’industria del junk food ha prodotto così tanta roba pronta da sbranare? Anche con l’elettricità in fondo non bisogna fare a pugni, tra il lavoro e gli impegni fuori casa quell’oretta passata su facebook non ci farà spendere poi così tanto.

Che idillio questa nuova vita per il primo mese…anche due dai…

Un brutto giorno, però, un barlume di coscienza attraversa il cervello…o forse è il fegato che, provato da micidiali cocktails di cola, patatine e fritto cerca di attirare la nostra attenzione. O peggio ancora (meglio da altri punti di vista, ovviamente)…subentra una convivenza e le nostre abitudini devono cambiare.

É solo in quel momento, ovvero quando ci rendiamo conto di dover a nostro modo entrare nel mondo “civilizzato”, che i miti della nostra infanzia (durata circa fino a 27/30 anni) svaniscono lasciando dentro di noi un vuoto incolmabile.

No, del ciccione vestito di rosso eravamo già stati informati da tempo, così come del roditore ruba dentini e della vecchia che distribuisce caramelle…ma quelli erano miti sacrificabili, a loro modo, perfettamente sostituibili da una cospicua percentuale del nostro stipendio e dal sempre gradito contributo di genitori, nonni e cartolai (che ci mettono solo la bustina, ma ognuno deve avere il suo ruolo in questo mondo).

Sto parlando di quelle figure leggendarie su cui in fondo non ci siamo mai fatti tante domande e a cui i telegiornali e i programmi per bambini non dedicano servizi strappalacrime con la musica di sottofondo.

Diciamo la verità, chi di noi, anche alla veneranda età di 30 anni, ha voglia di smettere di credere agli gnomi della carta igienica (esatto, quelli che cambiano il rotolo quando non li vedete) o le marmotte dei calzini (sì, quelle che li trasportano da dove-li-ho-abbandonati-appallottolati al cesto della roba da lavare) o lo spirito del frigo (che quando un prodotto finisce lo rigenera automaticamente nello stesso identico punto, quando qualcosa va in decomposizione ne fa sparire resti e puzza, quando serve un ingrediente per una ricetta lo fa apparire magicamente nelle giuste quantità e della giusta marca). E ancora, che dire della fatina piegavestiti (“ma quella maglietta rossa con la scritta che avevo lasciato appesa al portarotolo? Wow, nell’armadio piegata? Davvero?!) e dell’elfo raccattascarpe (me ne ricordavo una in cucina e una sul poggiolo…) o dell’esercito di esserini nascosti dentro il sacco del piumone che ogni mattina si mette in marcia per riporlo perfettamente disteso a bordo dei cuscini?

Ragazzi, ci sono momenti nella vita in cui bisogna farsi forza e affrontare la realtà: bisogna darsi da fare da soli.